Da qualche tempo utilizzo una teoria del Cambiamento che mi sta aiutando moltissimo ad accompagnare le persone verso la nuova situazione quando il contesto intorno a loro cambia o si evolve.
LA TEORIA in breve
La teoria si chiama Four Rooms of Change® (Le Quattro Stanze del Cambiamento). E’ una teoria che si occupa di cambiamento e di quello che succede alle persone e alle organizzazioni nei momenti di transizione.
Trae origine dalle ricerche dello psicologo e ricercatore svedese Claes Jansenn e mostra come un individuo o un gruppo passa attraverso differenti stati emotivi nei processi di cambiamento. Mostra anche come noi, in quanto individui, percepiamo la realtà in modo completamente diverso e come queste differenze possono rendere collaborazione, cambiamento e sviluppo più difficile.
Comprendere questo permette alle persone di sviluppare una dialettica per cooperare meglio e apprezzare le nostre differenze.
Di fronte ad un Cambiamento le persone passano attraverso differenti stati emotivi
Gli stati emotivi che Claes Jansenn ha individuato sono quattro – detti le Quattro Stanze – e sono:
- Appagamento – sono soddisfatto e non vedo ragioni per cambiare
- Autocensura – mi rifiuto di riconoscere ed accettare le ragioni per cambiare
- Confusione – accetto il cambiamento, ma non so come realizzarlo
- Ispirazione – accolgo e promuovo l’innovazione
Ad ogni stato emotivo corrispondono dei comportamenti osservabili e facilmente identificabili e questo permette a chi li riconosce di entrare in empatia ed agire il comportamento e la comunicazione più adeguata per accompagnare e motivare verso il cambiamento.
UN ESEMPIO PRATICO: STATI D’ANIMO E COMPORTAMENTI NELLA STANZA DELL’ AUTOCENSURA
Faccio un esempio di come questo modello mi ha aiutato a capire quali comportamenti agire e come comunicare per gestire le persone più resistenti al Cambiamento che qui per semplicità individuiamo come quelle che si trovano nella stanza dell’ Autocensura.
Una persona che è nella Stanza dell’Autocensura si sente e si comporta in questo modo:
EMOZIONI E SENSAZIONI
- vede tutto nero, ha un senso di oppressione, si sente infelice, statico, arrabbiato, senza energia,
- si sente deluso, preoccupato, bloccato, conformista,
- sente un senso di vuoto, ha sentimenti repressi, scarsa fiducia nel futuro.
COMPORTAMENTI
- Parla poco; oppure è polemico; parla dietro le spalle degli altri,
- Fa battute ironiche o sarcastiche,
- Non produce nelle riunioni ma è attivo nelle voci di corridoio,
- Ha capacità produttiva ridotta e incerta, non contribuisce a nessuna soluzione alle questioni importanti, non è proattivo, “dimmi tu cosa devo fare”,
- Guarda al passato «Si stava meglio prima».
(Provate a pensare: e voi, in quale situazione personale o lavorativa, attuale o del passato, vi riconoscete in questo modo?)
COME TRATTARE CON UNA PERSONA CHE E’ NELLA STANZA DELL’ AUTOCENSURA
Ho incontrato sia manager sia team che di fronte ad un cambiamento – nei casi che ho in mente il cambiamento era dovuto a un nuovo obiettivo; un nuovo ruolo a seguito riorganizzazione aziendale; ma anche passaggio a uffici in open space; implementazione di un nuovo sistema informatico, SAP, ERP, CRM etc… – si sono espressi e comportati esattamente come sopra, e quindi si sono collocati nella Stanza dell’Autocensura.
Quali possono essere i comportamenti più adeguati per accompagnare al Cambiamento chi è nella stanza dell’ Autocensura?
Davanti ad una persona che è in Autocensura, io metto in pratica i comportamenti suggeriti dal modello:
- Dare e chiedere feedback
- Renderlo consapevole dei suoi atteggiamenti
- Chiedere “Cosa ti preoccupa”
Mano a mano che la conversazione avanza, laddove sento che il “momento” lo permette agisco ancora questi due comportamenti:
- Presento piccoli scorci di scenari possibili e di soluzioni
- Chiedo di affrontare e parlare delle questioni difficili da trattare (proprio quelle di cui invece la persona non vorrebbe parlare)
Lo faccio con grazia ed empatia, senza attaccare o colpevolizzare perché mi rendo conto che chi è in quella stanza “soffre”: si sente infelice, deluso, arrabbiato o preoccupato; comunque non sta bene.
Il risultato che si ottiene è piena comprensione delle motivazioni; la persona si sente riconosciuta; prende consapevolezza delle conseguenze di certi suoi comportamenti ed atteggiamenti che non aveva considerato. Quest’ultimo punto continua a sorprendermi per quanto le persone non si rendono conto di come impattano e influiscono intorno a loro.
Il dialogo si comincia a spostare dalla polemica verso una discussione sulla soluzione futura. Non entriamo subito nel particolare e nell’operativo perchè la persona (o il team) non è ancora ingaggiata, ma almeno comincia a muoversi.
E tu hai mai avuto a che fare con qualcuno in Autocensura? Mi farebbe piacere sentire la tua esperienza nei commenti.